A spasso con Caterina

nota dell’autore
Quando Stefano mi ha chiesto di scrivere qualcosa su Caterina Bueno ho pensato che non sarei stato in grado, ma poi ho pensato che era importante lasciare un ricordo scritto e potevo anche farlo a modo mio. Se andrete avanti nella lettura leggerete ciò che mi è uscito di getto: una serie di impressioni, forse non troppo organiche, ma sincere sul tempo passato insieme e sulle vicende che abbiamo condiviso.
Da questa pagina saluto i comuni amici di Pistoia, Firenze, Prato, Siena, Volterra e della Sardegna; loro si riconosceranno.
Ciao Caterina, ci mancherai.

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Il primo concerto con Caterina lo ricordo bene, in Piazza Grande a Livorno, sarà stato il 1981; andammo in trio con Alberto Balia. Io suonavo l’organetto in quel periodo, avevo lasciato temporaneamente la chitarra per questo strumento piccolo, particolare, molto sonoro, una specie di rompicapo rispetto alla fisarmonica ma che dava una bella soddisfazione, almeno dopo i primi due mesi di delirio…
Fu all’incirca l’anno precedente che invitammo alla rassegna Cantar Maggio a San Marcello Pistoiese il gruppo di Caterina, composto da Alberto e Riccardo Tesi, era un piccolo festival organizzato dal Collettivo Folkloristico Montano che portò una ventata di novità nella zona e negli animi. Sicuramente per me e per Rony Bargellini ha rappresentato un momento di svolta: da allora in poi la musica diventò più importante, si prese tutti e due in modo più serio; eravamo ad un bivio, anche se in quel momento non ci si pensava.Qualche mese dopo Caterina mi telefonò e cominciarono le prove che si facevano a volte da me, ma molto spesso a Firenze, nella bellissima casa in Via della Vigna Vecchia;. Per me la città era nuova, anzi tutte le città erano nuove… Entravo come avrebbe detto lei nella metropoli tentacolare e spesso al ritorno perdevo il treno. Era difficile staccarsi da quella situazione così stimolante e nuova.
Ma l’organetto durò poco. Proprio tornando da una prova, nel negozio di dischi del sottopasso della stazione, trovai il primo Lp di Django Reinhardt e mi riaffezionai alla chitarra. Con Alberto Baila cominciammo a suonare quel repertorio, Caterina ci stimolava e si divertiva molto nella nuova situazione che si creava normalmente dopo le prove; era come se stesse suonando anche lei; credo fosse il nostro catalizzatore, era di una straordinaria sensibilità.
Maurizio Geri e Caterina Bueno
Ritagliava sempre, negli spettacoli, uno spazio per noi musicisti: brani strumentali come Speranze perdute o canzoni come Il Sirio e La Scatola d’Oro, quest’ultima facente parte del repertorio tradizionale della montagna pistoiese, che avevo ereditato dal Collettivo grazie alla bella ricerca sul territorio svolta da Sergio Gargini e contenuta nel libro Non son poeta e non ho mai studiato edito dal comune di S.Marcello Pistoiese nel 1986.
Caterina musicalmente aveva idee chiare che le provenivano anche da una metodica analisi dei testi e da una profonda conoscenza del mondo popolare; da quella valanga di materiale raccolto sul campo sapeva filtrare, scegliere, interpretare con stile personale e rigoroso la sua musica popolare, forse per questo ogni frase che cantava diventava autentica, credibile, evocativa.
La canzone popolare era quella parte di un mondo che lei conosceva come le sue tasche, come pochi altri, un mondo fatto di volti, storie, personaggi della Toscana rurale incontrati nel suo percorso di ricerca a bordo della Fiat 500, armata solo di un registratore e di tanta curiosità: Caterina raccattacanzoni; storie che sapeva poi raccontare, digerire, sublimare.
Quegli anni sono stati unici: le serate in Piazza Signoria, quando la piazza era la piazza, i primi concerti all’estero, i nuovi amici artisti, i viaggi in macchina e in treno che sembravano una passeggiata; le cene, le scampagnate a Fiesole.
In ogni luogo dove andava mi sembrava fosse sempre al posto giusto: dai salotti bene alle case del popolo, dai palchi alle sagre, dai teatri alle feste dell’unità, rimaneva coerente a se stessa e parlava all’intelligenza e all’anima della gente con naturalezza. Assistere a un suo concerto, ascoltare le sue presentazioni, era come leggere un libro sulla storia d’Italia del ‘900 senza troppa fatica e divertendosi anche un po’; una storia vista dal basso, dai contadini, dagli emigranti, dalle classi disagiate quando le canzoni raccontavano il mondo del lavoro, delle ingiustizie di classe, delle lotte sociali, della condizione femminile. Caterina è stata quella voce.Ha partecipato a due spettacoli che sono stati veri e propri eventi e che è meglio ricordare: Ci ragiono e canto per la regia di Dario Fo e Bella Ciao, probabilmente il primo esempio riconosciuto dai media di un concerto dedicato interamente alla canzone popolare e alla lotta politica. Era il 1966.
Grazie a lei ho intrapreso l’attività di musicista e so di avere imparato molto, in quei più o meno quindici anni in cui abbiamo suonato insieme.
Ultimamente aveva aggiornato il repertorio con canzoni d’autori popolari più recenti (come l’Abbigliati) ma rimanevano sempre in scaletta i pezzi a cui era più affezionata: dagli Stornelli d’esilio di Pietro Gori alla Ninna nanna di Barberino, da Battan l’otto alle Nozze tragiche del grillo e della formica, passando per i fogli volanti come Il caprone, fino alla divertente Sora padrona, bongiorno a lei. E poi la Storia del 107, il tango livornese Fagioli colle ‘otenne, la Donna lombarda, Italia bella, La leggera e ancora tante altre; istantanee di un mondo scomparso, ma che dovremmo tenere saldo nella nostra memoria, storia recente.

Circa un anno fa, la Warner ha ristampato in un doppio cd i tre Lp di Caterina editi dalla Fonit Cetra nei primi anni ’70: Eran tre falciatori, Se vi assiste la memoria e Il trenino della leggera, vere pietre miliari della canzone popolare Italiana, che consiglio a tutti gli appassionati di musica tradizionale o a chi volesse avvicinarsi a lei e conoscere il suo lavoro di ricercatrice ed interprete.
Ricordo un programma radiofonico a Roma dove accompagnammo Caterina e lei venne intervistata da Ruggero Orlando, il mitico. Mi colpì il fatto che si davano del tu. Chissà da quanto si conoscevano e chissà con quante altre persone famose Caterina poteva avere quella tranquillità! Un altro era certamente Nanni Ricordi, uno dei pochi discografici illuminati che tanto ha fatto per la canzone popolare italiana. Mi ricordo che eravamo a Milano e lei mi disse: “Ti voglio presentare un amico”.

In un concerto al Teatro Olimpico di Roma venne Francesco De Gregori a cantare un pezzo con noi; fu molto gentile e simpatico, gli chiesi se voleva usare la mia chitarra e lui mi disse una cosa tipo: no, no, il concerto è vostro io faccio l’ospite…; oppure quando andammo a trovare la Gianna Nannini che ci ospitò in una tenuta a Montalcino e uscimmo dalla cena con una bottiglia di Brunello a testa, gentilmente offerta dai proprietari. Tornando verso Firenze l’oro nero andò via via prosciugandosi e fu definitivamente seccato giunti alla di lei magione… No, bere non ci dispiaceva.

Una delle cose più buffe che abbiamo fatto insieme fu il viaggio in moto all’Isola d’Elba, sempre invitati dalla Gianna a un suo concerto. Io e Caterina con il casco a cavallo di un Morini 350, fu proprio un’avventura. Il bello venne alla fine del concerto quando nel parapiglia dei fans al cancello perdemmo di vista l’auto degli artisti che dovevamo seguire per andare a cena e ci fiondammo dietro ad una macchina che sembrava quella giusta, era uguale… Tutto il Volterraio a razzo fino a Portoferraio e noi dietro. Ma non era quella e si riprese la strada delusi e un po’ affamati, scoprendo che il ristorante era a cento metri dal palco e che avevano già finito di cenare: Snoort, disse Caterina : Snoort dissi anch’io.

Quando si doveva suonare per la causa capitava ogni tanto di andare solo per le spese, si prendeva e si partiva senza tanti problemi, come al Festival Anticlericale di Fano, gente anche simpatica, ma quando ci misero a dormire in un tendone da campo senza materassi, senza coperte e senza luce, un po’ meno!
Comunque noi s’era giovanini e lei da parte sua non si scompose più di tanto.

Informazioni su Maurizio Geri

Ci pregiamo di ospitare l’amico nonché socio dell’associazione, musicista e poeta Maurizio Geri, per il quale abbiamo aperto una pagina dedicata ai suoi futuri scritti e intitolata come l’ultimo suo lavoro discografico (clic qui, per saperne di più) da poco presentato al Teatro Manzoni di Pistoia. Buona lettura.
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